Arriva dall’America la nuova tendenza per la ristorazione del 21esimo secolo: le Food Hall

Cosa sono le Food Hall? Da non confondere con un centro commerciale, in cui più tipologie di ristorazione condividono la stessa sala ristorante, le Food Hall in America rappresentano la nuova meta che riesce a soddisfare appieno i gusti nascenti di un pubblico urbano, che si contraddistingue per lo stile di vita dinamico e moderno.

In realtà la Food Hall non è un concetto del tutto nuovo, perchè riprende l’idea dei grandi mercati europei, che vengono rivisitati in termini di stile e trasformati in location innovative e alla moda

Originariamente il termine Food Hall si riferiva alla sezione food dei grandi magazzini, per poi rinascere a seconda vita intorno agli anni 2000 a New York, grazie all'apertura di Eataly.

Il colosso italiano ha infatti saputo valorizzare le eccellenze del “Made in Italy” in modo rivoluzionario, facendo conoscere al pubblico internazionale l’identità culturale del cibo e non solamente l’esperienza
gastronomica.  Aprendo così la strada a nuovi modi di fare ristorazione, che ora rappresentano la tendenza su cui le grandi società immobiliari commerciali stanno investendo.
 

A seguire Eataly, qualche anno dopo il MarktHal, a Rotterdam, che ha subito attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo: una fantastica location al coperto, adibita a più utilizzi commerciali, che ha saputo unire un complesso residenziale e un mercato a regola d’arte, diventando il punto nevralgico di tutta la città.

E così le Food Hall sono diventate il punto di maggior attrattiva per i commercianti, consapevoli del forte magnetismo che questi affascinanti luoghi di ritrovo urbano esercitano su intere comunità locali.
 

Per gli investitori al dettaglio e gli operatori di settore, la vera sfida è quella di trovare il giusto mix di commercianti da piazzare all’interno di una Food Hall di successo. La logica dei grandi mall e dei contratti d’affitto applicati ai brand nazionali però, non funziona anche per le Food Hall.
 

A detta degli esperti, investitori interessati al business delle Food Hall, prima ancora di valutare cosa vendere e chi inserire al loro interno, dovrebbero pensare a un ecosistema commerciale in grado di connettersi allo stile di vita delle comunità locali.


La Food Hall va dunque intesa come un distretto commerciale, che risponda a logiche di mercato legate allo stile di vita delle aree in cui si inserisce, attento a valorizzare la storia del luogo e la cultura dei suoi abitanti. Necessaria è dunque l’individuazione di talenti della scena gastronomica locale, e la comprensione sia del loro business model, che della loro etica lavorativa, su cui fondare un habitat commerciale ad hoc, in grado di garantire una solida crescita. È chiaro che un approccio di questo tipo, complesso poiché disegnato su misura, non è semplice da replicare su vasta scala.


In cambio però, le Food Hall offrono agli imprenditori di start up uno spazio commerciale per una frazione del costo dell’apertura di una nuova attività in totale autonomia. Il risparmio deriva dalla condivisione dei costi relativi all’attrezzatura (macchina del ghiaccio e simili), strutture come i servizi e le sale ristoranti e le spese pubblicitarie e di amministrazione.
 

I 5 must have di una Food Hall di successo in USA

Lo spazio

Tutto parte dall’individuazione dello spazio giusto. Essendo la Food Hall uno spazio pubblico, ha saputo dar vita a un desiderio di autenticità, colmando al tempo stesso un gap in termini di mercato: uno spazio condiviso, dal valore culturale, oltre che commerciale.

Ecco perché le ex fabbriche e i magazzini dismessi, riconvertiti a Food Hall, acquisiscono immediatamente quell’atmosfera di vibrante autenticità, quasi impossibile da ricreare in nuove aree di sviluppo.
 

Un’offerta culinaria su misura

Di fatto, i Food Hall, rappresentano i nuovi parametri di riferimento dell’industria del food & beverage. Sono tre le componenti vincenti della ristorazione del futuro, riassumibili in tre parole: boutique, locale, instagrammabile.
 

Le Food Hall ammettono principalmente quei venditori in grado di offrire diverse specialità gastronomiche, solitamente provenienti da piccoli produttori artigianali; raggruppandoli sotto un unico tetto, attraverso sale ristoranti condivise. Coffe shop gourmet, aziende agricole a km 0, hamburger organici e vegani, diverse tipologie di ramen e piatti orientali, centrifigati di frutta e verdure freschi rappresentano “l’ABC” di una Food Hall standard.

Il tutto ben confezionato da un design d’interni in pieno stile rustico, con enormi tavoli in legno massiccio, circondati da una moltitudine di chioschi e ristorantini dalle più curiose proposte culinarie creative: dai più rinomati sempre in prima linea, agli ultimi arrivati con proposte innovative.
 

Produzione vs Consumo

L’obiettivo principale delle Food Hall è quello di generare enfasi, prima ancora di consumi. Questi spazi infatti traboccano di vita e rumori; fosse anche il chiasso prodotto dalle macine del caffè o dal coltello sul tagliere, o di piatti e forchette che sbattono sul tavolo: quel rumore attribuibile proprio al lavoro , non solo alle persone. Questo è il motivo trainante che ormai li vede al primi posti tra le mete più ambite, perché tanto fermento diventa esso stesso una vera e propria esperienza.
 

Live experience = valore

Rispetto all’inarrestabile tendenza, dominata da uno stile di vita “all-inclusive”, i food hall si inseriscono perfettamente nel diventare anche palcoscenico di esperienze live; quali concerti o “food workshop”, con l’obiettivo di aumentare le vendite, puntualmente raggiunto.
 

Le Food Hall sono i nuovi salotti dei Millenial

E così i millenial spendono gran parte del loro tempo libero proprio qui, in questa sorta di paese dei balocchi in cui riescono a trovare qualsiasi cosa vogliano; dove possono mangiare, fare shopping, lavorare e incontrare gente, per la maggior parte locale. Non stupisce, infatti, il risultato di un recente sondaggio realizzato da “Cushman & Wakefield”:
le Food Hall si stanno diffondendo ad una velocità impressionante, con un incremento del 40 % solo nei mesi più recenti e tanti ancora in fase di realizzazione. Dati alla mano, stando all’altissimo tasso di crescita questa tendenza è solo all’inizio.

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